Y2K NOSTALGIA

Il racconto di una moda a cui non finiamo di aggrapparci, con
un focus sulle borse più adorate.

L’amore per l’estetica Y2K è un po’ come quello cantato da Venditti: uno di quelli
che fa dei giri immensi e poi ritorna.

Anno buono/anno cattivo, la dicotomia che caratterizza gli anni duemila, un’epoca
dai tragici retroscena che, al contempo, ha accolto a se’ cambiamenti socioculturali
significativi. L’ immaginario Y2K è preciso, rappresentato e presidiato da pellicole
cult come Sex and TheCity e la sua iconica Carrie Bradshow; dalle storie d’amore
turbolente dei personaggi in ‘The O.c.’ e le frivole liti tra le sorelle Kardashian.
Esattamente come una spugna, il sistema moda ne ha assorbito ogni aspetto. Il
risultato? Un’estetica colorata, irriverente, basata sul principio dell’emulazione,
influenzata dagli stilemi ‘Britney Spearsiani’ e dal mondo dell’intrattenimento nella
sua interezza; Il perfetto mix tra cultura pop e progresso tecnologico, riflesso in
low-rise pants, intimo in vista e borse baguette.

Non a caso una delle tendenze più chiacchierate degli ultimi tempi è proprio lei: la
Baguette di casa Fendi, una delle pietre miliari della grammatica estetica della
Maison.
Nata nel 1997 dall’unione di due menti geniali: la giovane rampolla di casa Fendi
‘Silvia Venturini’ e l’allora responsabile degli accessori, Karl Lagerfeld; si è
rapidamente guadagnata un posto nel cuore delle Fashion Addicted, divenendo
una delle It-bag Made in Italy più amate e desiderate al mondo. Da qui l’idea di
declinarla in numerose versioni: dalle paillettes alle frange, dalle perline ai cristalli,
dai pellami esotici al denim, questa borsa rappresenta l’emblema della versatilità, il
lato giocoso e genuino del marchio dalla doppia F.
La sua rivisitazione in chiave “millennials” – la Pico Baguette – è una delle più
chiacchierate di sempre, per le sue ridottissime dimensioni e la sua lunga catena
che consente di indossarla come se fosse una collana.
Su di lei sono stati compiuti da sempre grandi capolavori di manifattura,
espressione di un’eccellente savoir faire artigianale italianissimo. Lo abbiamo visto
attraverso uno degli ultimi incredibili progetti -“Hand in Hand”-, che ha visto la
produzione di una borsa realizzata per ogni regione. Materiali inediti e tecniche
che partono dall’antico per arrivare al contemporaneo: venti versioni della
baguette che più che a una borsa, ci fanno pensare a delle vere e proprie opere
d’arte.

Immancabile poi un focus sulle Dior, le più quotate sono le Saddle; probabilmente
uno dei modelli che più riflette il ritorno degli stili, che non può essere definito
vintage, perché ha stabilito delle regole vestimentarie che restano fedeli ma che
maturano nel tempo.
La Saddle, l’iconica borsa a sella, non ha bisogno di presentazioni:
instagrammabile e dal design inconfondibile, questo gioiellino è uno dei most
wanted degli ultimi tempi.

La stessa Dior Key, new entry della collezione SS23, attinge la sua allure retrò
dall’archivio del brand, per le sue forme contemporanee e le sue linee sinuose.
Chiamata così per il fermaglio a forma di chiave, questo gioiellino ha sfilato in
passerella in versione nera, verde, bordeaux, con decori in rilievo e in diversi
pellami. Insomma, ce n’è per tutti!

Prada continua ad essere sulla cresta dell’onda, rinnovandosi di collezione in
collezione sempre sotto un inconfondibile tocco vintage. La prova lampante ha un
nome – Moon Bag – e la troviamo all’interno della nuova collezione SS23: si tratta
della rivisitazione di un modello iconico del 2002, un compendio moderno e
concettuale delle caratteristiche distintive del brand, alle quali Miuccia Prada è
rimasta fedele negli anni. La Moon è disponibile in sette versioni monocromatiche
tra cui blu, giallo, rosa e verde, oltre al classico bianco e nero; è inoltre arricchita
dai manici rigidi, dal cinturino e dall’elegante portachiavi rimovibile in colori
abbinati.

La wave “vintage inspired” è un aspetto che continua a caratterizzare la moda
odierna, ma non più per il mero scopo, da parte delle persone, di uniformarsi alle
tendenze apparentemente più cool ed innovative; alla base, c’è una motivazione
ben più profonda. Probabilmente legata agli eventi che si sono susseguiti negli
ultimi anni, in risposta ad un momento storico di privazioni e di negazione della
libertà individuale. Lo sforzo (inconsapevole, o forse no) di mantenere un solido
contatto con un tempo passato (e di conseguenza una moda passata) dona un
apparente senso di stabilità e sicurezza, in relazione ad un presente sofferente e ad
un futuro incerto. Questa potrebbe essere solo una delle tante interpretazioni di
questo fenomeno dilagante, la più plausibile forse.


Quel che è certo è che la moda è un potente indicatore della nostra interiorità e in
quanto tale non può e non deve essere considerata frivola.

4 pensieri su “Y2K NOSTALGIA

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